La distruzione sotto i nostri piedi.

Carta del ghiacciaio Thwaites

C’è un evento dietro l’angolo che potrebbe destabilizzare e distruggere il mondo civilizzato, coinvolgendo oltre la metà della popolazione mondiale.

E’ questa, infatti, la percentuale di persone che vivono a meno di 80 chilometri dalla costa.

Poiché siete qui e su questo sito parliamo di un libro che affronta un’altra immane catastrofe provocata dalla caduta di una pioggia di meteoriti, vi starete chiedendo cosa fluttua così vicino alle nostre teste da minacciare la vita di quasi quattro miliardi di persone in così breve tempo. Ebbene, non stiamo parlando di Apophis, l’asteroide 99942 di cui gli scienziati russi e cinesi paventano una collisione con il nostro pianeta nel 2036 (1). Il pericolo non vola attraverso lo spazio o, quantomeno, non solo. La catastrofe di cui stiamo parlando potrebbe avere origine, infatti, nel nostro pianeta, sotto i nostri piedi.

Da anni si discute di riscaldamento climatico e di come esso potrebbe causare danni irreversibili alla Terra, con conseguenze inimmaginabili per le specie che lo popolano. Ora pare che il genere umano stia arrivando al dunque, all’ora x, alla fine della nostra epoca fatta di città e megalopoli ipertecnologiche costruite sulle coste.

Il responsabile, anche se sarebbe più giusto dire che il vero colpevole è l’uomo, è stato individuato in un ghiacciaio che si trova nella zona occidentale dell’Antartide, con un’area pari a 120.000 chilometri quadrati e un’altezza di 550 metri (di cui 90 sotto il livello del mare). Il ghiacciaio Thwaites, proprio a causa della sua altezza, diventa di giorno in giorno più instabile per via delle infiltrazioni di acqua marina più calda che si incunea tra il ghiaccio e il terreno sopra il quale esso è parzialmente appoggiato. Senza avere più una piattaforma, il ghiaccio comincerebbe ad incrinarsi e a crollare, in quella che gli esperti definiscono “ritirata incontrollata”. Una montagna di quasi 600 metri precipiterebbe nell’oceano dando luogo ad uno scenario che chiunque stenterebbe a credere.

Attualmente in Antartide un team di scienziati sta tentando di determinare la velocità con la quale l’evento potrebbe verificarsi. Perché la velocità, come nel caso dei meteoriti, è un fattore determinante rispetto alle conseguenze successive. Siamo nel 2017 ma di questo problema si parlava già 43 anni fa, quando lo scienziato Johannes (Hans) Weertman, membro dell’Accademia Nazionale di Ingegneria statunitense, si rese conto che le anomalie di quel ghiacciaio non erano una semplice componente singolare del Polo Sud. E nel 1978 un glaciologo, John Mercier, determinò in quanto tempo sarebbe accaduto il disastro: entro 50 anni. Ci siamo quasi, e le condizioni del ghiacciaio sono tali da indurci, da una parte, al plauso nei confronti di uno scienziato così in gamba da riuscire a predire il momento del verificarsi di una situazione così complessa, dall’altra, al terrore che questo succeda così repentinamente.

Infatti, se il distacco e il rovesciamento del Thwaites avvenisse in poco tempo, il livello dei mari si alzerebbe di circa quattro metri. Che al nostro occhio inesperto potrebbero anche sembrare pochi mentre, in realtà, sono davvero tanti. E questo perché, come dicevamo in apertura, il cinquanta per cento degli esseri umani vive e lavora in aree che sarebbero destinate a rimanere sommerse sotto questi pochi metri d’acqua: Giakarta, Shanghai, Bangkok, Merida, Cancun, Playa del Carmen, Washington, Miami, San Francisco, New York, New Orleans, l’arcipelago delle Maldive e quello Polinesiano, Città del Capo, il delta del Nilo, Londra, Marsiglia, Barcellona, Venezia, Genova e Napoli verrebbero in gran parte inondate e rese invivibili e, in alcuni casi, completamente distrutte. Perdite umane ed economiche andrebbero a sommarsi in una disgrazia dalla quale il genere umano probabilmente verrà fuori ma cambiato in molti sensi.

E’ perciò sorprendente che, ad un passo dal punto di non ritorno, vi siano grandi economie mondiali che non vedono al di là del loro immediato guadagno, cieche di fronte al Dio denaro, al punto da non capire che questo evento genererà le più ingenti perdite che il genere umano abbia subito da migliaia di anni a questa parte. Di fronte a ciò, possiamo solo augurarci che gli scienziati si sbaglino e che la fisica dei ghiacci sia tutta una grande bugia.

 

(1) Si parla di questa possibile collisione, citandone le fonti, nel prologo de “Il mare addosso. L’isola che fu Atlantide e poi divenne Sardegna”, pag. 11 e ss.

(Yoda - 26 settembre 2017)